"I Bagni Misteriosi" di De Chirico visti dalla terrazza-ristorante sul tetto della Triennale
In compenso ancora fruibili le mostre "Italia 1920-1945 Una nuova figurazione e il racconto del sé" e quella sull'architetto designer Mario Bellini. Per quanto concerne la prima, si tratta della collezione privata, mai esposta prima d'ora in pubblico nella sua globalità, dell'avvocato Giuseppe Iannaccone. Una raccolta nata nei primi anni '90 che nell'arco di 25 anni abbraccia visioni individuali e collettive di artisti italiani controcorrente rispetto alle politiche culturali di ritorno all'ordine e di neo-classica monumentalità novecentistica, fascismo docet. (Ottone Rosai: "I Fidanzati" 1934 )
Renato Guttuso: "Ritratto di Mario Alicata" 1940 - Carlo Levi: "Ritratto di donna" 1932-33 e "Nudo sdraiato" 1934
Renato Birolli: "I Poeti" 1936 e "Signora col cappello" 1941
Aligi Sassu: "Nu au divan vert" 1941 - Emilio Vedova: "Il caffeuccio veneziano" 1942
Altrettanto interessanti contenuti e allestimento espositivo di una carriera poliedrica come quella di Mario Bellini. La mostra "Mario Bellini. Italian Beauty" è un viaggio trasversale lungo quasi sessant'anni fra design, architetture, realizzazioni e successi in giro per il mondo dal Giappone all'Australia, dagli Usa alla Francia, e leggo che già nel 1987 il MoMa di New York gli aveva dedicato una retrospettiva. Una lunga galleria con appese al soffitto innumerevoli immagini che traducono senza parole i lavori dell'architetto-designer e stanze piene di maquette, schizzi, disegni, mobili, oggetti e progetti e anche i piani per il futuro, segno di instancabile creatività.
E senza colpo ferire, dai progetti per il nuovo millennio e le realizzazioni del '900, ci ritroviamo in un passato di innumerevoli secoli fa andando a visitare in corso di Porta Ticinese, giusto accanto alla darsena, la basilica di Sant'Eustorgio nell'omonima bellissima piazzetta e l'adiacente Cappella Portinari. (Meno edificante scoprire che agli inizi del XIII° secolo nel convento limitrofo aveva sede il Tribunale dell'Inquisizione e che la ridente piazza ha visto roghi umani per accuse di stregoneria ed eresia). Basilica tra le più antiche ed illustri della città, viene fondata da Sant'Eustorgio vescovo nel IV° secolo o più probabilmente dal successore Eustorgio II nel VI° secolo. L'edificio paleocristiano, di cui rimangono ancora tracce sotto l'abside, viene ricostruito due volte in forme romaniche, la seconda volta intorno al 1190 dopo l'assedio del Barbarossa che trasferisce a Colonia le reliquie dei Re Magi che erano qui custodite. Nei secoli successivi Sant'Eustorgio conosce numerosi rifacimenti, ma gli ultimi interventi, 1952-66, hanno infine recuperato le forme originarie romanico-lombarde.
Dietro l'abside della chiesa sorge la favolosa Cappella Portinari, capolavoro del Rinascimento milanese, edificata nel 1462-68 per volontà del nobile fiorentino Pigello Portinari. Il modello di riferimento è la Sagrestia Vecchia di Brunelleschi a Firenze, ma le decorazioni in cotto e in pietra sono tipicamente lombarde. Leggo che su volere di Cosimo de' Medici, il Portinari si era trasferito a Milano per assumere la direzione della filiale lombarda del Banco Mediceo e avvia il progetto di costruzione della Cappella, futuro luogo di sepoltura della sua famiglia e per conservare le reliquie del domenicano S. Pietro Martire a cui la Cappella sarà dedicata.
Un luogo da non perdere la Cappella Portinari, Magda è restata a bocca aperta e io pure, che devo ammettere con un certo imbarazzo di non esserci mai stata prima; con la sua venuta la ringrazio di avermene offerta l'occasione. E poi in giro per la darsena e i Navigli, belli e animati come sempre, ma ne ho già scritto e cerco di non ripetermi. (http://www.saranathan.it/2014/10/eppure-sui-navigli-ce-poesia.html), (http://www.saranathan.it/2015/05/hanno-ragione-le-lumache.html)
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