"Le grandi porte lignee che bloccavano il passaggio dell'acqua sono proprio quelle progettate dal grande Leonardo da Vinci....Coi possenti battenti, il legno invecchiato dalle intemperie, le porte si trovano ancora lì, mezze aperte, come se dovessero contrastare la potenza dell'acqua che non c'è più....Restaurate nel 1996 e nuovamente abbandonate all'incuria, sotto l'unico ponte con la garitta in mattoni, sono rimaste a ricordare il passato di questa piccola, gloriosa Venezia che con i suoi canali attraversava il centro storico. Era uno snodo cruciale tra la cerchia cittadina dei Navigli e la Martesana, il canale che collegava Milano al fiume Adda" (dal bel libro di Giulia Castelli Gattinara "111 luoghi di Milano che devi proprio scoprire" edizioni emons 2015). Questa conca dei tempi di Lodovico il Moro, che deve il nome alla vicina omonima chiesa, è l'unica, forse, a Milano ad essere stata risparmiata dalla sistematica copertura del Naviglio interno del secolo scorso.
Davvero a un tiro di schioppo la piazza XXV Aprile con l'ex teatro Smeraldo, per decenni amatissimo e compianto tempio di concerti e varietà e ora tempio della gastronomia del marchio Eataly. Davanti all'ingresso, esplicito sui contenuti all'interno, un immenso peperoncino dal nome esotico, "Capsica Red Light" opera dell'artista Giuseppe Carta. Certo preferivo quando era attivo il teatro, ma bisogna ammettere che non è niente male la conversione interna degli spazi che hanno mantenuto in qualche modo la struttura del vecchio teatro, anche se in galleria non si applaude più ad Astor Piazzolla o alla magnifica Melato, ma allo stracotto e al cotechino. Per grandi e piccini che vogliono saperne di più dell'arte del palato, ho notato che è attiva anche una scuola di cucina. Recentissima novità architettonica, invece, in via Pasubio, due palazzi lunghi e stretti del prestigioso studio svizzero Herzog & de Meuron che ospitano la sede di Microsoft Italia e la Fondazione Feltrinelli, cioè l'archivio con 250.000 volumi, bookshop, caffetteria e spazio eventi e che si propone come un nuovo polo culturale cittadino di studio e confronto. Non ho ancora capito se la realizzazione mi piace o meno.
In una sala c'era una riflessione fotografica sul diavolo "The Devil" soggetto quanto mai particolare che ha sempre intrigato e ispirato le varie forme dell'arte e la letteratura. Tony Oursler fa del blu il colore del diavolo. Generato dal flusso elettrico della televisione, del computer, della luce dei led, il suo blu se ne frega dell'iconografia tradizionale col rosso fuoco delle fiamme perenni e tinge di blu le labbra del suo diavolo, un fuoco freddo che manipola l'immagine fino a snaturarla (fotogramma dal film "Imponderable"). L'altra mostra propone un'ottantina di scatti del giapponese Yoko Nobuyoshi Araki. Bambole, nudi di donne e fiori, un erotismo sempre presente, immagini molto studiate, costruite, teatrali, talvolta sconcertanti ma raffinatissime come solo i giapponesi sanno fare.
Continuando il nostro giro esplorativo dell'area, in via de Castiglia, accanto alla fondazione Catella, facciamo un bell' incontro umano e approfondiamo la nostra conoscenza della cosiddetta Stecca 3, centro polifunzionale del comune di Milano che accoglie più associazioni con missione socio-culturale. Iscrivendosi con 15 euro all'anno, per esempio, da Bricheco, si ha una falegnameria a disposizione e mercoledì e sabato si troverà sempre un volontario presente per aiutare alla realizzazione del proprio progetto di bricolage. Queste informazioni ce le fornisce Jude, un volontario dell'associazione che dalle Seychelles è sbarcato una decina di anni fa a Milano. -Ma come si fa a lasciare il paradiso, quelle isole divine, per il nostro inquinamento metropolitano?- mi viene da chiedergli francamente e la sua risposta non lascia dubbi, l'amour toujours l'amour, l'incontro con un'italiana e ci è pure scappato un bel bambino. All'ombra del grattacielo Unicredit succede davvero di tutto, si balla pure.
La mattina prima della partenza pomeridiana dell'amica e poiché i jolly si tirano sempre fuori all'ultimo momento per lasciare un buon ricordo, un salto in corso Magenta per farle scoprire il Palazzo delle Stelline col suo giardino segreto, Santa Marie delle Grazie con i mandorli in fiore, bella che di più non si può e la casa degli Atellani con la vigna di Leonardo. Ma questa è un'altra storia e l'ho già raccontata. (http://www.saranathan.it/search?q=ai+numeri+civici+63-65).
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