"Visuel Sosno" 2012 acciaio-"Au-delà des limites" 2012 acciaio- "Image Emergente" 2013 bronzo
L'esposizione si intitola "Cap Sosno" e la presentazione sottolinea che "... les sculptures se baladent en bordure de mer, vers le port puis vers la mer et l'horizon...C'est aussi, sortir des galeries, des musées pour investir les rues, les ports, les façades, les toits et les jardins...c'est la modification de votre paysage quotidien....", ma Cap Sosno vuole soprattutto essere "L'art de cacher pour mieux voir", l'arte di nascondere per vedere meglio, un invito a spaziare con lo sguardo più lontano perché oltre il vuoto dell'opera si affacciano i pieni della natura con il sole, il mare, gli alberi, le barche e chissà cos'altro ancora. ("Un saut vers un matin serein" 2006 acciaio")
"Fenêtre sur l'océan" 2003 acciaio "Ne crois pas à la banalité des choses elles ont toutes un mystère"
"Grande Vénus bleue" 2012 resina "L'homme qui marche" 2008 acciaio
Nei lavori di Sacha Sosno la parola "obliterazione" è una parola chiave; significa convalidare e nel contempo annullare, significa dimenticanza ma anche domanda e ricerca sullo spazio, un invito alla riflessione dell'oltre, del rapporto fra l'opera in sé e tutto ciò che le sta intorno, sinergia costante fra la materialità della creazione e gli elementi naturali, gioco sottile e talvolta misterioso fra pieni e vuoti in continuo reciproco dialogo. ("Concertation" 2013 acciaio "A ciel ouvert" 2012 resina)
al tramonto la spiaggia della Paloma a Cap Ferrat
La passeggiata David Niven da Beaulieu a Cap Ferrat e l'esposizione di sculture a cielo aperto di Sosno francamente potevano bastare come bottino giornaliero e invece no, mi è capitata una bella sorpresa di qualità. Per strada i novelli sposi, alias mio figlio Marco e Margherita, incontrano un amico che abita in un condominio concepito dal grande Oscar Niemeyer e che ci invita a prendere l'aperitivo a casa. Lavori di Niemeyer a Cap Ferrat? Non ne sapevo niente, ma scopro che poco prima della spiaggia della Paloma, sul marciapiede opposto, c'è "le domaine de Saint Hospice".
Una grande appezzamento di terreno acquistato dall'editore Giorgio Mondadori che nel '67 dà mandato a Niemeyer, da poco trasferitosi in Europa per sottolineare all'epoca la sua opposizione al regime militare brasiliano, di progettare due costruzioni per i due lotti in cui è stato diviso il terreno: nel primo, su un'area di 9000 metri quadrati la villa personale Mondadori chiamata non certo a caso Brasilia, nell'altro, quale speculazione per finanziare l'operazione, un complesso immobiliare di otto unità abitative a tre piani: garage seminterrato, sala e cucina al pianterreno e zona notte al primo piano. Ogni unità dispone di un proprio piccolo giardino con accesso al grande giardino comune che si sviluppa su tutta la lunghezza del fabbricato come del resto la piscina. Essenziale, funzionale e semplicemente bellissimo!!! (http://www.saranathan.it/search?q=palazzo+mondadori)
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