Siamo fortunate, abbiamo preso appuntamento e gentile e disponibilissimo si presenta al cancello Paolo Arvedi, uno degli eredi, tuttora proprietari dei luoghi, che ci fa da guida. Sempre molto interessante ascoltare la voce diretta di chi ha l'onore e l'onere di gestire in prima persona un patrimonio del genere, un carico preziosissimo certo, ma anche una pesante responsabilità.
Dalla conversazione emergono le stesse difficoltà e preoccupazioni di cui ho letto recentemente durante la visita della Villa della Porta Bozzolo: il rispetto e la salvaguardia di casa e giardini, la ricerca dei fondi ingenti necessari per i continui restauri, le pastoie burocratiche che rallentano anche le migliori intenzioni perché il controllo delle belle arti impedisce la benché minima iniziativa non autorizzata e naturalmente ogni intervento diventa molto più lungo e costoso perché non tutte le imprese o artigiani vengono considerati idonei a eseguire i lavori. Il Signor Arvedi racconta di una attuale denuncia a suo carico perché ha fatto autonomamente restaurare una statua, ed eccola là in giardino, troppo bianca secondo gli esperti, accanto ad una altra offesa dal tempo. Gli eredi Della Porto Bozzolo hanno donato la proprietà al FAI, delegandone in questo modo restauri e gestione, gli Arvedi invece gestiscono in prima persona e hanno scelto di affittare la "locaton", parola inglese molto di moda, per eventi e matrimoni. (http://www.saranathan.it/2017/10/villa-della-porta-bozzolo-e-la-pezzata.html)
La storia di questi luoghi risale nel tempo: fin dal XIII° secolo i Della Scala, Signori di Verona, possedevano delle proprietà fondiarie che nel '300 sono passate ai Dal Verme, una famiglia veronese di capitani di ventura. Nel 1442 la Serenissima confisca i beni dei Dal Verme e li mette in vendita. Verranno acquistati dalla ricchissima famiglia degli Allegri che ne restano proprietari fino al 1824, quando l'ultima discendente venderà il fondo alla famiglia Arvedi. L' attuale edificio, che si erge su un pendio coltivato a ulivi e viti, risale alla metà del '600, quando dagli Allegri viene dato mandato all'architetto Giovan Battista Bianchi di progettare l’ampliamento e la ristrutturazione dell’antica magione-fortezza dei Dal Verme. Per le decorazioni delle nuove stanze interverranno il pittore francese Louis Dorigny e Santo Prunati. Per far fronte ai numerosi debiti della famiglia, l’ultima discendente degli Allegri nel 1824 venderà la villa e la tenuta di Grezzana al trentino Giovanni Antonio Arvedi , produttore di seta.
Ecco spiegato perché, fra le numerose collezioni che impreziosiscono i luoghi (dipinti di antenati, quadri, sculture, ceramiche, splendide formelle a carattere religioso sulla Via Crucis), su una parete fanno bella mostra di se numerosi stampi di seta. Dopo aver fortunatamente abbandonato l’intenzione di trasformare la residenza in filanda, nel corso degli ultimi due secoli la famiglia Arvedi si è sempre attivamente impegnata nella coltivazione di ortaggi, frutta e produzione di vino e di olio pregiati sfruttando il torchio presente fin dalle origini e la nomea del frantoio locale nella valle. Completano e contornano la villa lo stupendo giardino all'italiana, l’oratorio, gli edifici riservati alle lavorazioni di prodotti agricoli ( in particolare la cantina e l’oleificio) e le residenze dei lavoratori. All'interno, particolarmente scenografici e fastosi sono i due saloni, quello "Dei Cesari" e quello "Dei Titani", affrescato da Dorigny nei primi decenni del '700. dove spicca un' esuberante carrellata mitologica con la presenza degli dei dell’ Olimpo e dei Titani che sorreggono i segni zodiacali dei dodici mesi dell'anno.
Ma non è finita qui: come la dimora, anche il primo oratorio privato, dedicato a San Francesco, è stato completamente ricostruito a fine '600 e dedicato a San Carlo Borromeo che avrebbe sostato presso la villa durante il suo viaggio verso Trento per partecipare al Concilio (1545-1563). Nel cortile d'onore a forma di esedra posto sul retro del complesso architettonico, si trova dunque la cappella di famiglia di sapore barocco con gli affreschi del Dorigny. Si accede alla chiesa lungo una bella scalinata a doppia rampa. Che meraviglia queste ville venete, anche con la pioggia!!!!
Assolutamente spettacolare, Sara. E' praticamente impossibile stendere una classifica delle ville palladiane in ordine di stupefacenza (esiste come parola?). Non ho visitato la Villa Allegri-Arvedi, un po' mi dispiace perché deve essere assolutamente straordinaria, almeno a giudicare dalle fotografie che hai postato. Mi ha lasciato col fiato sospeso il favoloso giardino all'italiana (avrei detto alla francese) e l'ambiente così etereo, sospeso tra realtà e immaginazione.
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