Lo spunto per questo post me l'ha dato un articolo del Corriere della Sera del 25 novembre scorso intitolato "Le pulizie finali" a firma di Costanza Rizzacasa d'Orsogna e una parola svedese in particolare, "dostadning" punto di partenza chiave delle considerazioni della giornalista. "Dostadning" che in svedese significa letteralmente "pulizia della morte" è divenuto anche il punto di partenza della mia riflessione odierna. Mi rendo conto che detto così sic et simpliciter il significato della parola fa una certa impressione, allegria, non sembra certo un incoraggiante ottimistico auspicio per il nuovo anno ormai alle porte, ma restiamo zen, nessuna tristezza in vista, la sottoscritta sta benissimo e non ha -fato o divina provvidenza permettendo, non so bene - nessuna intenzione di passare ad altri lidi, è solo l'occasione di prendere in seria considerazione un certo stile di comportamento che la ostica parola saggiamente propone.
Un grande rispetto per il prossimo e l'altrui fatica aggiunto a un colladauto senso pratico suggerisce al popolo nordico di fare le cosiddette pulizie pasquali e natalizie praticamente tutto l'anno e in particolare a partire dai 65 anni in modo da essere belli pronti già nudi o quasi per il grande viaggio e soprattutto per non ingombrare figli e famiglia con peso e preoccupazione dello smaltimento di tutte le nostre cianfrusaglie che non hanno storia e senso per nessuno se non per noi. Già qui mi soffermo un attimo perché da una parte mi viene in mente uno straordinario Gian Maria Volonté nella "Classe operaia va in paradiso" che, durante un'incazzatura solenne nei panni dell'operaio Lulù, si mette a buttar via tutti gli inutili oggetti souvenir del suo raggiunto benessere piccolo borghese " ...gondola di Venezia... via..., ceramica del Colosseo ...via...." e poi emerge un'altra volta ancora come sia strana l'esistenza umana: con tutte le valige che si fanno nell'arco di una vita, per quel viaggio lì che in fondo è il più lungo e misterioso, farà freddo? farà caldo? niente, non serve proprio niente, manco uno zainetto col dentifricio e lo spazzolino da denti.
A eliminare il superfluo per la verità ci hanno pensato anche gli americani che hanno coniato una parola apposta per dirlo, ovvero "decluttering" e prima ancora è passato alla storia il "less is more" del grande Mies van der Rohe che voleva essere un principio da applicare in architettura, ma che per la verità va bene sempre in tutti i campi. Il problema però sta a monte, per usare un'espressione in voga anni fa, cioè l'attenzione a non crearlo proprio il superfluo e poi c'è da capire cosa sia per ognuno di noi. Sono certa per esempio che i miei figli considerino un impiccio la mia collezione di libri pop-up, non ne vogliono sapere, ereditarla rappresenterebbe una scocciatura e basta, peccato che io ne vada fierissima, peggio per loro, la regalerò a una biblioteca purché non venga frammentata. Comunque per gli anni a venire mi sono ripromessa di non comprare più nessun catalogo delle belle mostre che vedo, la fedeltà al cartaceo occupa spazio e per i giovani è obsoleta, in un mini ipad ci sta tutto il sapere del mondo.
E poi, visto che ne parliamo, perché cominciare solo a 65 anni a fare il salutare lavoro? E' vero che la gioventù ha altre priorità, ma si pone problemi sullo stato del pianeta che la mia generazione ignorava totalmente. A questo proposito devo ammettere che anche se mio figlio Francesco esagera, lui dell'accumulo inutile ha orrore da sempre, casa sua sembra la capanna minimale di Thoreau e se va avanti così non avrà nessun lavoro da fare né per il "decluttering" né per il "dostadning", beato lui. Come al solito cerco di prenderla con ironia, ma il concetto è serio e credo coinvolga una buona parte del nostro mondo, è però difficile separarsi da oggetti accumulati nei viaggi, libri, foto, ritagli di giornale, lettere d'amore, i primi disegni che i bambini hanno fatto all'asilo, la foglia secca e ormai sbriciolata di una certa passeggiata. Magari non li guardi mai però sono lì, sai che ci sono, conferma di una vita vissuta, ricordi dalla consistenza tangibile che ti fanno compagnia.
Le mie solite contraddizioni, da un lato per il 2018 e con i tempi che corrono volevo decantare i benefici dell'essenzialità e pensando alle vetrine di Natale viste in questi giorni non mi risulta per nulla difficile, ma dall'altro, alla faccia del "dostadning" che rispettosamente lascio agli svedesi, le mie carabattole me le voglio tenere e i miei figli che si arrangino quando, più tardi possibile, arriverà il momento; chiameranno un rigattiere, faranno un grande falò, mi malediranno, comunque calma e gesso che c'è tempo. Decluttering e dostadning sono parole troppo difficili, alla fine della fiera egoisticamente preferisco il mio casino all'italiana.