lunedì 29 gennaio 2018

San Sebastiàn: i "pintxos" nel Casco Viejo

Al Casco Viejo, sul versante sud del monte Urgull, l'area in assoluto più antica della città, la prima ad essere ricostruita dopo l'incendio del 1813, si può arrivare dalla parte terminale della passeggiata del lungomare, el Paseo de la Concha, oppure dal centro città dove si fanno ammirare la bellissima Plaza de la Constituciòn (una piazza utilizzata un tempo come arena e perciò tutti i palazzi prospicenti hanno le finestre numerate) e il mercado de la Bretxa, antico mercato del bestiame che adesso è un tripudio di frutta, verdura, prosciutti a mai finire e pesci offerti dal generoso oceano. Di giorno e di sera, con la luce naturale o con i lampioni che si accendono al tramonto, il dedalo di vicoli, l'animazione della gente, bar e ristoranti sempre gremiti, fanno pensare a un villaggio, un borgo a parte in mezzo al il cuore della città.
Pare che la città sia molto reputata per la sua gastronomia e gli chef stellati, ma in questa direzione non ho nessuna indicazione da dare, con Francesco, dovunque si sia, vade retro i templi del palato e l'eccessiva cultura del cibo, si fanno sempre dei gran picnic a base di pane, formaggio, uova sode e pomodori (sic), però il giro dei bar a tapas una sera ce lo siamo fatto, uno spiegamento di tramezzini in assetto di guerra che distesi sui banchi dei bar aspettano fiduciosi di attaccare i palati. Sono bellissimi, delle vere opere d'arte oserei dire, ci sono addirittura dei concorsi per premiare le realizzazioni più inventive.  Le tapas spagnole da queste parti le chiamano "pintxos" e va bene così, non è che il nome conti poi molto quando odorato, vista e gusto sono soddisfatti. A San Sebastiàn se ne trovano dappertutto, ma il luogo d'elezione per la degustazione è appunto il casco viejo col suo dedalo di vicoli e di bar sempre animatissimi.
Se è vero che, come dice un proverbio, tutte le strade portano a Roma, è altrettanto vero che tutti i vicoli del Casco Viejo terminano alla Basilica di Santa Maria del Coro costruita nel 1750 sull'area di un'antica chiesa romanica ed è per questo che viene considerata la più antica della città.  Si fa notare in particolare l'esuberante facciata churrigueresca che è quello stile architettonico tipico della Spagna tardo-barocca e di certe chiese del Nuovo Mondo drammaticamente colonizzato dai Conquistadores. 
Visto il carattere mangereccio di questo post, mi permetto di concluderlo con un aneddoto personale. "Ninna, j'adore le saucisson"- mi ha confessato mio nipote mesi fa con tono appassionato e sconsolato e non l'ho scordato.  Scrivo tono appassionato perché è vero che adora salame e carne e sconsolato perché a casa sua sono rigorosamente vegetariani e questi alimenti non circolano proprio, lui si arrangia come può alla mensa dell'asilo e ogni volta che la sottoscritta va a trovarlo. Già, previa autorizzazione dei genitori, gli faccio scegliere il salame che vuole al supermercato e a volte ce ne andiamo a mangiar fuori tête à tête. A San Sebastiàn l'ho invitato al ristorante sul molo dopo la visita all'acquario e sono stata strabiliata nel vederlo mangiarsi l'intero controfiletto ordinato per lui. Naturalmente avevo tolto tutto il grasso intorno, ma era ugualmente una porzione gigante per un bambino di quattro anni. Tutto vero quanto scrivo, fornisco documentazione! 









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