Il giro nei paesi baschi, sia all'interno fra montagne, borghi antichi e greggi che lungo la costa, mi ha davvero entusiasmata. Sulla strada del ritorno credevo che le sorprese fossero finite e invece no, ancora meraviglie da riporre nella bisaccia di noi viandanti. Sarà stata la giornata gloriosa con il sole di nuovo allo zenith dopo giorni di cielo bigio, sarà stata la vista dei bambini intenti a giocare su quella spiaggia infinita, sarà stata la gioia di andare a zonzo con i miei ragazzi, sarà che certi luoghi ti prendono e non sai perché, sarà stato che ero semplicemente felice, ma l'incontro di qualche ora con Saint-Jean-de-Luz è stato un colpo di fulmine, me ne sono innamorata perdutamente, vorrei ritornarci e restarci più a lungo, troppo bello!
Meno male che Saint-Jean-de-Luz, Donibane Lohizune in basco, non è stata completamente bruciata da quel terribile incendio del 1558 inferto dagli spagnoli, vicini scomodi e sempre in conflitto. Meno male che la forza dell'oceano non ce l'ha fatta a sommergere questo angolo di Eden. Anticamente Donibane Lohizune era stata protetta dalle falesie naturali di Socoa e di Sainte Barbe e fino al 1600 grande era la prosperità dei suoi abitanti grazie all'attività marittima, pesca alle balene prima e merluzzi al largo di Terranova poi, ma a partire dal 1670 le difese naturali vengono erose da vento e flutti e le inondazioni si susseguono. Abbandonato un progetto difensivo di Vauban perché troppo costoso, a inizio '700 viene eretto un muro di 400 metri sulla spiaggia che si rivelerà però impotente benché costantemente allargato e rinforzato. Saint-Jean de Luz resta sempre in balia delle ire incontrollabili dell'oceano. Nel corso degli anni numerose case vengono inghiottite dall'oceano, nel 1822, dopo otto giorni di tempesta, un quartiere intero; impossibili le attività portuarie e marittime, non c'è lavoro, la città impoverisce e si svuota progressivamente di un quarto dei suoi abitanti. Saint-Jean-de-Luz ha dovuto aspettare fino a metà '800 per vedere realizzate, su ordine e finanziamenti di Napoleone III°, le tre dighe che chiudono e proteggono la baia e raggiungere infine l'agognata sicurezza.
il forte di Socoa di fronte a Saint-Jean-de-Luz
"Ciboure" collegata a Saint-Jean-de-Luz grazie a un ponte sopra il fiume Nivelle
Non solo marinara, ma anche città corsara. Grazie al possesso di navi ben armate e equipaggiate per difendere le spedizioni di pesca, nei secoli di guerre europee, i baschi saranno i primi ad attaccare le navi nemiche della Francia. Gli armatori locali si arricchiranno per via di una concessione reale che autorizza l'assalto e l'appropriazione delle navi ostili. Ho così capito la differenza fra nave pirata e nave corsara: il pirata è un predone del mare, il corsaro in qualche modo è un predone autorizzato che combatte per se ma anche per il suo paese e partecipare alla guerra sul mare diventerà un atto commerciale lucrativo. Certi corsari verranno addirittura altamente ricompensati come Jean d'Albarade nominato ministro della Marina nel 1793 e più strade di Saint-Jean-de-Luz portano il nome di armatori e capitani di ventura che hanno fatto la fortuna della città oltre all'attività peschiva. Per comprendere la ricchezza di questi bottini di guerra, basti pensare che è l'armatore de Haraneder a far costruire nel 1640 la casa Joanoenia, detta Casa dell'Infanta, perché Maria Teresa d'Austria vi dormirà le due notti precedenti del suo matrimonio con Luigi XIV°. (foto sopra) Il trattato dei Pirenei del 1659 e l'unione reale l'anno successivo sanciranno la fine delle ostilità fra Spagna e Francia. E' l'armatore e sindaco di Saint-Jean-de Luz, Joannis de Lohobiague, a far erigere il futuro "hôtel particulier" del soggiorno di più di un mese di Luigi XIV°. La si vede appena si arriva nel centro e sono visitabili gli appartamenti reali, purtroppo chiusi durante le nostre ore di permanenza.
Arriviamo così a quel fatidico 9 giugno 1660, giorno dello sposalizio regale fra il Re Sole e Maria Teresa d'Asburgo figlia di Filippo IV° re di Spagna, ma arriviamo soprattutto alla chiesa, austera all'esterno e favolosa all'interno, Saint-Jean-Baptiste, dedicata al patrono della città, dove l'unione è stata celebrata. Su l'albo d'oro leggo che anche un piccolo Andrea scrive che la chiesa è molto bella e che il re ha avuto ragione a sposarsi qui. I bambini sono logici e se ne intendono. La chiesa presenta la stessa struttura con i tre ordini di gallerie interne di quercia già osservate a Notre-Dame-de- l'Assomption della Bastide Clairence (http://www.saranathan.it/2018/01/gli-intoccabili-dellantica-navarra.html), ma in questo caso i decori sono molto più ricchi e si ammira una sontuosa e monumentale pala d'altare barocca.
E dai fasti nuziali del Re Sole nel XVII° secolo passo senza colpo ferire al '900 e a Robert Mallet-Stevens antesignano insieme a Le Corbusier dell'architettura modernista e moderna tout court. Sulla passeggiata lungo l'oceano, bella da morire con la sua spiaggia, i suoi colori, le sue case e palazzi, fa storia a parte per la sua struttura il complesso La Pergola concepito dall'architetto e designer francese. Alla fine della prima guerra mondiale, Saint-Jean-de-Luz diventa una rinomata stazione balneare. Abbandonato un iniziale progetto regionalista e tradizionale proposto da un altro architetto, si affida a Mallet-Stevens il compito di attirare la ricca clientela internazionale con una costruzione avanguardista dalle linee essenziali e in cemento armato. La Pergola apre i battenti nel 1928 e diventa un polo d'attrazione perché è un complesso che comprende hotel, casinò, negozi, un cinematografo; negli anni '50 purtroppo numerosi interventi altereranno e trasformeranno la costruzione iniziale.
Quella domenica di novembre c'era Halloween e Saint-Jean-de-Luz era in festa; non ho potuto fare a meno di fotografare qualche bambino in costume, ma confesso che questa festa "importata" non mi piace per niente, preferisco balli, canti e maschere di casa nostra anche se bisogna ammettere che bruciare le streghe era uno sport praticato anche in Europa.
Basta, non voglio esagerare e mi fermo qui, ma avrei ancora un sacco di foto da mostrare e cose da raccontare perché Donibane Lohizune è bella, anzi, bellissima e chi può, non se la perda.
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