Fortunatamente la bellezza in ogni sua manifestazione e in prima linea la natura, un paesaggio, sono un godimento comune e parlano al cuore di tutti, ma ci sono certi luoghi che più di altri sanno suscitare emozioni. In particolare hanno fiuto nel riconoscerli gli uomini di fede che fin dall'antichità edificano templi, monasteri, chiostri, in posti bellissimi che nutrono lo spirito, dove anche il silenzio parla. Li sanno scegliere gli artisti che vedendo "oltre" colgono e traducono nelle loro opere i contorni che li circondano, non a caso la luce del sud ha attirato tanti pittori del 900 in Costa Azzurra, non a caso luoghi come Pont Aven, Honfleur, Barbizon nella foresta di Fontainebleau, solo per citarne alcuni, hanno visto sfilare nugoli di tavolozze e pennelli col risultato di olii capolavori che ben conosciamo. (nelle foto la Pieve di Baveno e l'affiche del limitrofo spazio museale GRANUM dedicato al Granito Rosa, risorsa storica ed economica della zona)
E se la Senna, musa ispiratrice della pittura en plein air degli impressionisti, o il fiume Hudson, hanno dato vita addirittura a movimenti pittorici, le acque del lago Maggiore e i suoi paesaggi ondeggiano a quanto pare sugli spartiti musicali in quanto "buen retiro" estivo di pezzi da novanta del pentagramma e alludo al compositore Umberto Giordano, ai maestri Arturo Toscanini e Gianandrea Gavazzeni, ai proprietari della casa editrice musicale Sonzogno. Altro che Maldive, tutti sul lago Maggiore a passare le vacanze? Che cosa li ha spinti a soggiornare da queste parti? La vicinanza a Milano e alla Scala? Le dimore splendide che hanno avuto il privilegio di abitare? La possibilità di sinergiche frequentazioni fra artisti dalle passioni comuni? Il silenzio e la quiete lacustri? Ignoro la risposta, ma posso ipotizzare che la responsabile della loro scelta sia semplicemente la rispettosa e discreta bellezza di questi luoghi. ( nelle foto L'Isolino di San Giovanni dimora di Toscanini a Pallanza.- Copia del busto di Toscanini dello scultore Troubetzkoy in occasione del centenario della nascita del Maestro nel parco di Villa Giulia)
Villa Fedora costruita a fine '800 deve il suo nome all'omonima opera che Umberto Giordano ha composto nel 1898. Il compositore l'ha ricevuta in dono dal suocero, abbiente industriale alberghiero. Il musicista vi ha vissuto per vent'anni primi di trasferirsi a Milano nel 1924. Terminati gli anni sereni del periodo del compositore, durante la seconda guerra mondiale la villa è teatro di una storia tristissima poiché sarà saccheggiata dalle SS e la famiglia ebrea Serman, nuova proprietaria dei luoghi, verrà inghiottita dalla barbarie nazista. Attualmente è proprietà della Camera di Commercio VCO (Verbano, Cusio, Ossola). " Il primo ricordo che ho di lui da bambino è nella nostra casa a Baveno sul Lago (Lago Maggiore), dove andavamo nel mese di settembre. Era l'abitazione dove il nonno trascorreva le sue estati, da giugno fino al termine della stagione. Era sempre immerso nel suo studio: suonava il pianoforte al mattino e approfondiva le partiture durante il giorno. Da bambino, era proprio questo: usciva dallo studio e si pranzava tutti assieme all'una. Arrivava da noi indossando una giacca di lino blu...Suonava ogni mattino il Clavicembalo ben temperato di Bach, che definiva “la mia medicina quotidiana” scrive il nipote Paolo ricordando il nonno Gianandrea Gavazzeni. ( nelle foto Villa Fedora e l'Isolino di San Giovanni)i castelli di Cannero
Per Gavazzeni e certo non solo per lui, Toscanini era un idolo, l'aveva visto tante volte dirigere e incontrato spesso all'Isolino di San Giovanni. L'Isolino è proprietà privata perciò inaccessibile al pubblico, ma nel seicentesco palazzo borromeo nascosto fra gli alberi, Toscanini ha risieduto per le sue vacanze estive dal 1927 al 1952 con l'interruzione degli anni americani per la sua coraggiosa opposizione alle leggi razziali del '38 e alla follia hitleriana. Leggo che dei suoi numerosi soggiorni sul lago restano molte fotografie che lo ritraggono a passeggio sull'isola, in giro in motoscafo e a pranzo, sempre in compagnia di numerosi convitati, al ristorante "Verbano" sull'isola dei Pescatori. L'Isolino di San Giovanni si trova a pochi metri d'acqua da Villa Giulia, storica dimora della famiglia Branca,si, proprio quelli che hanno inventato il famoso Fernet. E' ora proprietà del comune di Verbania e sede del Centro ricerca Arte Attuale dove si tengono esposizioni ed eventi culturali. (Pallanza: nelle foto Villa Giulia col suo giardino e l'ingresso del Museo del Paesaggio col suo cortile interno).
Portandomi in giro a visitare tante bellezze, mi fa riflettere a questo humus musicale del lago l'amico ospite Alberto Smeraldi che, ingegnere chimico di professione ma appassionato melomane per vocazione, a fine anni '90 ha saputo cogliere il genius loci con una idea vincente, ovvero il Festival Umberto Giordano di Baveno. Già, proprio lui, tuttora Presidente della Nuova Polifonica Ambrosiana, è discreto e non se la tira, ma gli si devono serate musicali nel parco del municipio di Orta San Giulio e soprattutto l'ideazione e la creazione per svariati anni di questo festival musicale che a cavallo fra luglio e agosto, si proponeva con opere, concerti e spettacoli teatrali, di celebrare Umberto Giordano e il suo tempo. Il Festival, che purtroppo ha esaurito la sua vena negli ultimi anni, si teneva ovviamente nel parco di Villa Fedora ed era nato nel '98 in occasione del centenario della prima rappresentazione alla Scala dell'opera Fedora (1898) e del cinquantenario della morte del compositore. (nelle foto scorci di Cannobio)
Inizialmente il Festival si proponeva di consacrare musicisti a cavallo fra 800 e 900,gli autori post-verdiani e i loro contemporanei (Ruggero Leoncavallo, Pietro Mascagni etc), ma aveva poi esteso il suo interesse alla poesia e ad altre forme di spettacolo. Memorabile pare una Cavalleria Rusticana, un grande successo quelle serate con Valentina Cortese che recitava le poesie di Alda Merini o con Milva e le sue canzoni della mala. Ciliegina finale, Alberto aveva anche ideato il premio "Città di Baveno" che a fine stagione musicale offriva una "chiave d'oro" agli interpreti più acclamati. E' stata la grande Mirella Freni a ricevere la prima "chiave d'oro" di Baveno. Nel racconto serale di quel periodo fasto gli amici si entusiasmano, Arrigo faceva lo chauffeur delle ugole d'oro e di capricci da diva ne ha visti tanti, Alberto approfittava del prezioso e generoso sostegno della casa musicale Sonzogno per contattare grandi nomi e organizzare ad ogni stagione eventi di qualità. Tutto finito? Non resta che il ricordo di quelle estati ruggenti fra i gorgheggi? Ma no, consoliamoci, invece delle orecchie possiamo ancora più prosaicamente stuzzicare il palato con le "fedorine" di Baveno, biscotti a base di mais, mandorle e cioccolato che la Confetteria Jolly di Stresa ci farà assaporare. (Nelle foto scorci di Cannobio)