la vista di Ascona dall'albergo-ristorante Casa Berno
Ed eccoci a pranzare sulla terrazza stratosferica di Casa Berno sulla sponda svizzera del lago Maggiore davanti alle isole di Brissago e sopra le alture di Ascona che si intravede sulla sinistra della baia. Il pomeriggio sarà dedicato alla scoperta di Monte Verità, il vero obbiettivo per il quale mi sono sfacciatamente autoinvitata dagli amici Alberto e Arrigo; da casa loro a Magognino sopra Stresa si arriva qui in neanche un'ora. Di Monte Verità non ne sapevo proprio nulla, l'ho incontrato sul mio cammino leggendo il libro della scrittrice francese Célia Houdart "Tout un monde lointain" ambientato nella Villa E-1027 della designer Eileen Gray a Cap Moderne. La protagonista della narrazione ha vissuto i suoi primi anni proprio a Monte Verità, fucina di idee e sperimentazioni agli albori del '900, ovvia la curiosità di venirci per saperne di più.
Proprio nello scorso post parlavo di certi luoghi che per svariate ragioni risultano in qualche modo speciali, luoghi che esercitano una particolare fascinazione. Le ragioni sono molteplici, possono attirare la loro ubicazione geografica o la loro storia, la luce, l'atmosfera o semplicemente la bellezza, ma anche energie positive derivanti dalla conformazione e dalla magneticità del terreno. Non sono in grado di fornire spiegazioni scientifiche, ma, geologicamente parlando, so per esempio (e l'ho sperimentato di persona visitandoli) che il millenario deserto di Giudea, il Tavoliere delle Puglie (non a caso a Cisternino è sorto un ashram importante), Sedona in Arizona (culla del movimento New Age) sono luoghi particolari, riconosciuti per le caratteristiche peculiari del suolo. Il monte Monescia, sopra Ascona, è a pieno titolo uno di questi perché, a partire da fine '800 e in particolare nei primi due decenni del '900, ha visto formarsi una comunità di gente proveniente da tutta Europa nel tentativo di concretizzare insieme un progetto utopico, quello di una vita sorretta da ideali etici, pacifisti e spirituali a diretto contatto e in piena armonia con la natura; sintetizzando impropriamente si potrebbe dire una comune hippie, vegana e filosofica molto in anticipo sui tempi. E con tali ambizioni programmatiche il monte Monescia ha finito per essere chiamato Monte Verità, un nome davvero impegnativo.
Lorenzo Cambin: 17 segni 2018 tessuto e alluminio.
Praticamente ci troviamo in una cittadella delle sperimentazioni, di tentativi esistenziali a tutto tondo, in un complesso museale immerso in un parco di svariati ettari. rimasto all'abbandono e poi negli ultimi anni completamente restaurato. Nell'itinerario si incontrano - la suggestiva Casa Anatta che, attraverso vari nuclei tematici, documenta del fermento intellettuale e artistico che ha attraversato il luogo; -l'albergo Bauhaus, visitato al tempo dai promotori del movimento architettonico tedesco come Gropius, Albers o Breuer e di proprietà del barone Von der Heydt grande collezionista di arte contemporanea; - la casa del tè con le coltivazioni e il suo giardino zen; - le spartane abitazioni in legno degli accoliti, chiamate "capanne aria-luce", (ce n'erano 12 all'epoca), come casa Selma che mi ha fatto pensare all'essenzialità di Thoreau nel suo "Walden ovvero vita nei boschi", o a quella sgangherata straordinaria tela della stanza di Van Gogh ad Arles anche se, invece del mitico giallo dell'olandese, qui domina l'azzurro. Gli ospiti dell'epoca potevano liberarsi degli abiti e dedicarsi nudi ai benefici del sole anche se questo anticonformismo ha comprensibilmente suscitato reazioni negative da parte del cattolico circondario ticinese. A Monte Verità persino le opere d'arte sparse nel parco, leggere e aeree, come sospese ai capricci del vento, sembrano uniformarsi allo spirito particolare del luogo e si integra perfettemante in questo contesto anche l'armoniosa plasticità della scultura di Hans Arp, frequentatore di Monte Verità. (Nelle foto in basso, una ricostituzione della stanza di Walden, una stanza di casa Selma, la stanza di Van Gogh ad Arles)
Victorine Mueller: "Le mouvement végétatif" PVC e PU - Jean Arp "Roue oriflamme" acciaio 1962
Teres Wydler: "Metamorphosis" Installazione olfattoria 2018
A Monte Verità nulla è casuale o rispondente a criteri puramente funzionali, estetici o decorativi; tutto ha un senso preciso, un significato, una simbologia. Come "l'arcobaleno di Chiara" per esempio, un percorso sull'erba che si basa sugli studi del dottor Ernst Hartmann dell'università di Heidelberg. Lo studioso si occupava del rapporto fra la salute fisica e psicologica di una persona in relazione al luogo in cui questa si trovava. Il percorso è stato stabilito tramite un'analisi geobiologica e termina in un mandala, il punto in cui è verificabile la radiazione magnetica più alta. Il mandala è una rappresentazione simbolica del cosmo e nella filosofia orientale, buddista e induista, significa "cerchio", ovvero la presa di coscienza e la purificazione dell'anima.
La casa del tè, le coltivazioni, il giardino zen
l'albergo-ristorante Bauhaus
La visita del museo di Casa Anatta costruita secondo coordinate teosofiche con angoli arrotondati ovunque, enormi finestre con vista sul paesaggio, considerato l'opera d'arte suprema, intorno al 1904-05 per fungere da casa comunitaria della colonia che risiedeva o frequentava Monte verità, attraverso foto, libri, giornali, documenti, suddivisioni tematiche della mostra "Le mammelle della verità" del curatore Harald Szeemann", offre una panoramica della storia dell'area fra fine '800 e '900. Nel salone di casa Anatta Mary Wigman ha danzato, August Bebel, Karl Kautsky e Martin Buber hanno discusso di politica per cambiare il mondo, Ida Hofmann suonava Wagner al pianoforte.
La pianista Ida Hofmann del Montenegro e il belga Henry Oedenkoven fondatori della colonia vegetariana
"Le mammelle della verità" è stata allestita per la prima volta nel 1978 in cinque siti di Ascona e ha fatto poi tappa a Zurigo, Berlino, Vienna e Monaco prima di essere fedelmente ricostruita quale installazione artistica a casa Anatta nel 2017. Nell'esposizione, il suo prestigioso curatore-artista Herald Szeemann ( fra l'altro direttore della Kunsthalle di Berna, segretario generale della Documenta V di Kassel, direttore artistico della Biennale di Venezia nel 1999 e nel 2001) rende visibili tutti i movimenti di rinnovamento scaturiti dal particolare paesaggio culturale di Ascona e individua ben 600 personalità ospiti nell'arco degli anni di monte Monescia. Un percorso ricchissimo dove si va dai teosofi agli anarchici, da scienziati a psicanalisti, da personalità letterarie (scrittori, poeti, artisti) fino a emigrati e rifugiati delle due guerre mondiali. (nelle foto in basso sedia della Valle Maggia dei naturisti e nella foto Karl Graeser.- L'anarchico Michail Bakunin con famiglia e amici che nel 1869 si stabilisce a Locano)Decisamente ha ragione Szeenemann quando scrive " Ascona, il triangolo delle Bermude dello spirito". Colpisce profondamente constatare quante sinergie di pensiero abbiano attraversato questa collina e se si mettono certi nomi tutti in fila, coreografi e ballerini come Laban, Mary Wigman, Isadora Duncan, filosofi come Rudolf Steiner e Martin Buber, uomini di scienza e di lettere come Einstein, Herman Hesse, Carl Gustav Jung, artisti e architetti come Arp, Jawlensky, El Lissitky o Gropius per non parlare di tantissime altre personalità citate e documentate nella mostra che ignoravo totalmente, francamente viene la pelle d'oca e quei miei pochi neuroni rimasti sono andati in tilt. Diluito nell'arco di una settantina d'anni è passato da queste parti un formidabile concentrato dell'intellighentzia dell'Europa intera. Le utopie sono destinate a rimanere tali, si sono rivelati perfino nefasti i vari tentativi della storia di tradurle in realtà, ma Ascona e i suoi dintorni testimoniano in positivo di questo insopprimibile bisogno dell'uomo libero di sognare, cercare, sperimentare in tutti i campi. (Foto di casa Anatta oggi).