domenica 15 settembre 2019

New Orleans: musica e strada

                
Arrivederci Moon River Ranch, la festa Dallas style è finita, il wedding pure, ma noi non chiudiamo baracca e burattini né torniamo a casa, il viaggio continua verso la Louisiana, in programma quattro giorni nella mitica New Orleans.  Sono contentissima, evviva!! Quattro macchine in fila indiana a macinare quegli 854 chilometri che separano Waco dalla capitale del jazz. 14 persone, fra vecchi giovani bambini e neonati (la tribù completa di mio fratello), fra i regali di nozze stipati sul retro di un'auto, biberon, passeggini e pannolini francamente sembravamo la famiglia Brambilla in vacanza, mancavano giusto le valigie sul tetto e i tre cani della nipote Shirli rimasti a Milano.
Per il momento rimetto nel fondo di un cassetto quel vecchio sogno di visitare il profondo sud della Louisiana, quel delta del grande Mississippi dove affondano le radici più profonde del jazz che adoro e mi considero già superfortunata ad essere a New Orleans. Per la verità avevo già sperato di andarci qualche anno fa quando un mio ragazzo, grazie al programma Erasmus, aveva trascorso sei mesi alla locale università  Tulane, ma si sa come sono i giovani, il mio Marco aveva all'epoca 22 anni e ben altre voglie piuttosto che portare in giro la sottoscritta, alias la madre rompicoglioni, così con parole accorte mi avevo suggerito che non era il caso di andarlo a trovare. Avevo capito il messaggio, ubbidito e con la coda fra le gambe me ne ero rimasta a casa in quel della Ghisolfa.
Appena arrivati nel centro di New Orleans e naturalmente nel French Quarter, cuore pulsante della città turistica, impossibile non pensare a Cuba e a quelle stupende settimane facendo il giro dell'isola perché anche qui la musica regna sovrana, protagonista assoluta del mood locale. Certo questa è una città della ricca America e al visitatore occasionale non risultano evidenti la povertà e le case sgarrupate dell'isola vicina, il centro poi è stato completamente ricostruito e non si vede traccia dell'uragano Katrina che il 29 agosto 2005 ha fatto scempio di vite umane e di molti quartieri cittadini. Rimane comunque il fatto che l'uragano e la fuoriuscita di petrolio della BP nella Gulf Coast nel 2010 hanno severamente danneggiato l'economia e le infrastrutture locali e la Louisiana risulta fra gli stati con i più bassi livelli di reddito e di istruzione pro capite.
Altra sostanziale differenza a New Orleans è la non gratuità della musica, qui si suona per sbarcare il lunario  mentre a Cuba, soprattutto nei piccoli centri, la festa sembrava sorgere nelle piazze come manifestazione spontanea, gente di tutte le età  che si metteva a suonare e ballare giusto per il piacere di farlo e nessuno chiedeva una lira. Comunque anche nel French Quartier  le note spuntano da ogni anfratto e con i più svariati strumenti, vanno bene pure le taniche di vernice. Vari gruppi musicali si alternano davanti al sempre gremito Café du Monde, suonano il piano persino i teschi e i grandi protagonisti del jazz si ritrovano immortalati in sculture sparse per la città. Come a Cuba, però, c'è sempre qualcuno affacciato al balcone a guardare.(http://www.saranathan.it/2010/03/non-solo-salsa-sigari-sesso-e-sole.html) . Una bella esperienza il concerto alla Preservation Hall, prestigioso tempio del jazz  New Orleans e dei suoi interpreti. Proibitissimo fotografare, posso mostrare solo la sala relativamente piccola ma carica di storia e due suonatori che si fanno una sigaretta per strada durante la pausa.


Non vorrei essere fraintesa scrivendo che, fra le fascinose case coloniali del quartiere, circolano solo le note. Lo spettacolo è in realtà molto variegato e ce n'è per tutti i gusti:  il cavallo di pietra dove i calessi che fanno il giro turistico legano le redini, numerosissimi artisti di strada, l'indimenticabile Audray Hepburn di Colazione da Tiffany nel manifesto di una vetrina, chi se la dorme tranquillo, non so se dopo una "pera" o una sbornia, chi porta il cane in passeggino, chi se ne sta comodamente seduta alla finestra osservando il passaggio o più probabilmente il prossimo cliente e chi si fa leggere le carte per sapere se le stelle saranno clementi. Si dice che Napoli sia un teatro a cielo aperto, francamente mi sembra che anche New Orleans non scherzi.


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