Piazza dei Martiri: Palazzo Calabritto ristrutturato nel 1756 da Luigi Vanvitelli
Di prestigiosi palazzi antichi in giro per la città se ne vedono proprio tanti, impossibile citarli tutti, alcuni sgarrupati e vistosamente bisognosi di restauro, altri già in perfetta forma e di questi ultimi nel quartiere di Chiaia se ne vede una bella concentrazione. Personalmente sono vie e vicoli, vecchi negozi, l'animazione quotidiana di strada ad attirarmi, ecco perché il quartiere di Chiaia ce lo siamo girato in lungo e in largo. Per i loro nomi ho notato il vicolo Belledonne e via Cavallerizza, in via Alabardieri 18 ho conosciuto e fotografato l'amabilissima proprietaria che ha un negozio di fiori piccolo, ma così piccolo che dentro ci stanno giusto lei e il marito e se per caso entra un cliente ciccione, francamente non so. Tra i vicoletti di via Bisignano si fa notare il marmista Russo che in mezzo a capitelli e colonne, leoni rampanti, statue, puttini e acquasantiere, a giusto titolo si vanta di essere operativo da oltre 150 anni con la sua lavorazione artigianale di marmi e pietre.Siamo in uno dei quartieri più eleganti ed esclusivi, "in" come oggi si usa dire; il quartiere di Chiaia è la Napoli bene, punto di riferimento della movida locale e anche il salotto buono per lo shopping con i grandi marchi del lusso. Eppure anche a Chiaia, come del resto in tutta la città, vedi ammassi di spazzatura non raccolti magari proprio di fronte a una bella esposizione floreale, a un palazzo storico o a un museo. Come tutti ho letto negli anni di corruzione, pastette, camorra, cattiva amministrazione, problemi di inceneritori e chi più ne ha più ne metta, ma comunque non riesco capire, si progettano cose egregie, incontestabili le bellezze di tante realizzazioni, si va sulla luna e presto anche su Marte e non si riesce a risolvere il problema della spazzatura per strada. E come fanno certe megalopoli ad essere pulite?? Sarà un rammarico banale e scontato, ma Napoli non se lo merita, è un vero peccato e continuo a non capire!
In via Calabritto uno sguardo veloce al palazzo dall'omonimo nome e alla sua splendida scala, stupenda la limitrofa farmacia Internazionale tutta in legno e poi meritata sosta al bar ristorante La Caffetteria in piazza dei Martiri, altro storico locale partenopeo. Di squisita fattura il timballo di pasta ordinato per pranzo, più bello che buono però, a dire il vero.
Come Odessa, anche Napoli sembrerebbe composta di due città, una sopra ed una sotto. Catacombe, gallerie, cavità, articolate aree immense che non vedono la luce del sole, molto si è già scoperto e valorizzato e molto pare resti ancora da svelare del ventre profondo partenopeo; un vastissimo mondo sotterraneo fatto di tufo, la roccia solidificata delle eruzioni vulcaniche. Molto interessanti le catacombe di San Gennaro e avrò occasione di scriverne, ma in questo caso, seguendo una dritta dell'amico Paolo, da piazza dei Martiri passiamo al 61 di via Domenico Morelli per visitare la Galleria Borbonica. -Stai attenta, ci si entra da un anonimo parcheggio- il suo consiglio e aveva ragione, bisogna proprio saperlo per entrarci. Una galleria sotterranea commissionata nel 1853 dal re delle Due Sicilie Ferdinando II che doveva collegare il Palazzo Reale di piazza Plebiscito con il mare e con la caserma di Chiaia per assicurare una rapida via di fuga in caso di pericolo. Un percorso che non è mai stato completato e lasciato all'abbandono fino alla seconda guerra mondiale quando i sotterranei sono preziosamente serviti come rifugi antiaerei (proprio come a Odessa). Dopo un nuovo periodo di incuria, usati come discarica di residuati bellici, a partire dal 2010 sono aperti al pubblico e merita di andarci.
Nella parte iniziale di via Chiaia, proprio accanto al monumentale palazzo Cellammare (foto sopra) e ad un arco, noto un ascensore che porta a Monte di Dio, il quartiere chiamato anche Pizzofalcone. Ripeto mentalmente Monte di Dio, Monte di Dio, il nome non mi giunge nuovo, ma ci metto un po' per collegarlo a quel "Montedidio" di Erri de Luca, libro bellissimo che ho tanto amato e che mi sono andata subito a rileggere. Una storia dello scrittore che parte da lì, da Monte di Dio, una collina di tufo millenario, un quartiere di povera gente stretto fra i vicoli. "Scrivo in italiano perché è zitto e ci posso mettere i fatti del giorno, riposati dal chiasso del napoletano"...."Dice che tutti gli occhi per vedere hanno bisogno di lacrime, se no diventano come quelli dei pesci che all'asciutto non vedono niente e si seccano ciechi. Sono le lacrime, dice, che permettono di vedere...." ..."In italiano esistono due parole, sonno e sogno, dove il napoletano ne porta una sola, suonno. Per noi è la stessa cosa"....
Da ultimo, scoperta per caso sulla via del ritorno a casa, con l'atmosfera da salotto di certi passaggi parigini, la "Passeggiata Colonna" fra la trafficata piazza Amedeo e via Vittoria Colonna. Una elegantissima, silenziosissima via privata piena di fiori e di boutique eleganti ma non scontate. Un piccolo viale interno abbandonato per anni che ora è risorto a nuova vita grazie all'intraprendenza di tre architette e del proprietario di uno di quelli spazi ambiti della Napoli chic.
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