Facilissimo andarci, a Napoli si prende il treno alla stazione Garibaldi e in 45 minuti si è arrivati. La Reggia è proprio accanto alle rotaie. Vista la giornata, come prima cosa ci siamo fiondate a visitare i giardini e per chi vuole risparmiare le forze, non c'è bisogno di farsi a piedi gli oltre 3 chilometri del viale centrale, è messa a disposizione una navette. Il parco reale come del resto la Reggia è stato progettato da Luigi Vanvitelli e si ispira ai giardini dei grandi palazzi del tempo in una felice sintesi fra la tradizione del giardino rinascimentale italiano e le nuove soluzioni introdotte dal celeberrimo André Le Nôtre, il demiurgo del giardino di Versailles. La strepitosa panoramica dei giardini che sembrano perdersi nell'infinito viene definita dal Vanvitelli, "effetto cannocchiale" ottenuto grazie al lunghissimo dritto viale che dalla Reggia si dilata fino al termine del parco. L'acqua viene fornita dall'Acquedotto Carolino fatto costruire ad hoc a partire dal 1753 in concomitanza con i lavori del giardino. L'Acquedotto, prodigio di ingegneria idraulica, è una limitrofa struttura di 38 chilometri che non alimenta solo le piscine, le fontane, la Reggia, ma anche Caserta, il vicino comune di San Leucio, dove Carlo di Borbone aveva fatto creare una manifattura di seta, le fattorie del territorio e Napoli stessa, migliorandone l'approvvigionamento idrico.
Ho insistito con le foto delle arcate esterne alla reggia e dell'ingresso per dare l'idea della magnificenza e della grandiosità del luogo. Non si è ancora all'interno, ma guardandosi intorno, salendo quelle scale, ci si sente subito proiettati in un posto d'eccezione. Come giustamente sottolinea il sito ufficiale, lo Scalone d'onore è il biglietto da visita della Reggia, dà immediatamente la misura della lungimirante, grandiosa visione del Vanvitelli, perfetta sintesi di classicismo e di scenografia teatrale barocca. Se non vado errata il verbo molto in voga dell'epoca è "stupire", come molto più modestamente, s'intende, vorranno fare in Lombardia lungo il Naviglio Grande e la Martesana le nostre cosiddette "ville di delizia", per non parlare della bellissima villa reale di Monza, anche lei "villa di delizia" concepita come residenza di campagna per l'arciduca Ferdinando d'Asburgo. http://www.saranathan.it/2011/03/bellitalia.html
Non mi sogno lontanamente di mettermi a descrivere e commentare quanto si dipana alla vista: sale, saloni, gli appartamenti reali privati, la Real Cappella, la biblioteca, la sala del trono, tappezzerie, sculture, arredi, affreschi, quadri, mobili, stucchi, un patrimonio inestimabile di straordinari saperi architettonici, artistici e artigianali, dovrei studiare una vita e scrivere 10 volumi e poi ci sono siti documentatissimi in proposito. Mi limito a qualche cenno storico giusto per contestualizzare il palazzo commissionato dal re di Napoli Carlo di Borbone a Luigi Vanvitelli con l'ordine che fosse uno dei più belli d' Europa e in grado di rivaleggiare con Versailles e siamo a metà '700. Comprensibilmente i lavori sono durati diversi anni con alcuni dettagli incompiuti perché nel 1759 Carlo di Borbone sale al trono di Spagna e lascia Napoli per Madrid. La Reggia vedrà come "inquilini" Gioacchino Murat, (cognato di Napoleone Bonaparte avendone sposato la sorella Carolina) durante la breve parentesi napoleonica (1806-1815) e con la Restaurazione sancita dal Congresso di Vienna, nuovamente la dinastia dei Borbone. Leggo che la reggia dispone di 1200 stanze, 1742 finestre, 1026 camini e 34 scale, giusto bene come residenza di caccia dei re borbonici che si sono succeduti e che ne hanno segnato la decadenza. Incorporato nel 1860 nell'appena nato Regno d'Italia, il palazzo verrà usato occasionalmente da alcuni membri di casa Savoia fino a quando Vittorio Emanuele III non lo cederà allo stato italiano nel 1919.
Erano le 6 e mezza di sera, avevamo finito il nostro periplo, ma tornando alla stazione abbiamo guardato a che ora partiva l'ultimo treno per Napoli, le 22. C'era il tempo per fare una scappata e cenare pure a Casertavecchia, l'antico borgo medievale su in collina a una quindicina di chilometri. All'andata ci avevano raccomandato di farlo i nostri vicini di carrozza; da queste parti e, mi piace tanto, treno o metro sono come dei salotti, la gente ti parla, ti racconta, ti dà consigli. Detto fatto ci siamo messe d'accordo con un taxista, ci avrebbe accompagnate e tornate a prendere alle 9. Il primo regalo di Casertavecchia è stato il suo tramonto che domina la vallata.
Casertavecchia, circondata dai monti Tifatini, adagiata sul pendio del monte Virgo a 400 metri di altezza, è il vero cuore di Caserta. Le sue origini sono longobarde, dallo scritto di un monaco benedettino si apprende che già nell'861 esisteva questo villaggio d'altura. Quando nell' 841 i saraceni distruggono l'antica Capua, i superstiti cercano rifugio fra le colline circostanti, fra cui Casa Irta, ovvero Casertavecchia. Con l'arrivo di tanti nuclei familiari il luogo diventa d'interesse anche per la Chiesa che vi trasferisce la sede vescovile. Vari conti e signori si alterneranno nel governo della cittadella, ma nel XVI° secolo, il loro trasferimento nella città nuova in pianura, seguiti anche dall'istituzione ecclesiale, segnerà la progressiva decadenza del borgo. Nel 1970 Casertavecchia viene scelta da Pasolini per girare alcune scene del "Decamerone" e da allora il borgo ha iniziato un percorso di rivalorizzazione culturale e mi viene da pensare alla splendida Matera, altro luogo dimenticato e "riscoperto" grazie al poeta, scrittore, regista.
Ho iniziato e chiudo questo post con la Reggia di Caserta, con il sole del mattino e con le luci della notte.
Un posto magnifico che purtroppo non sappiamo valorizzare, ho letto che i visitatori della reggia di Caserta, anche se in crescita, sono meno di un milione all'anno mentre Versailles ne conta 4 volte tanto e i suoi giardini 10 milioni!
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