Ma come spesso succede quando è una storia lunga di secoli e in particolare per i luoghi di culto religiosi che di frequente si sovrappongono, il Duomo non è la prima costruzione del sito dove lo aveva preceduto Santa Restituta, la Basilica paleocristiana del IV° secolo e.v. che, a sua volta, era sorta su resti Romani dell'antico tempio di Apollo, nume tutelare di Partenope; quando si dice la stratificazione della storia. Al tempo di Carlo II d'Angiò, l'edificazione della nuova grande cattedrale ha privato la basilica di Santa Restituta (martire berbera africana) della facciata esterna e delle prime campate riducendola ad essere la terza magnifica cappella della navata sinistra dell'attuale Duomo. E le è andata ancora bene perché, benché ridotta, la chiesa tuttora esiste mentre non c'è più traccia della Basilica Santa Stefania edificatale accanto un secolo più tardi e andata completamente sacrificata e distrutta. Nella Cappella di Santa Maria del Principio (sempre nella Basilica di Santa Restituta) è bellissimo il mosaico absidale del 1322 che rappresenta la Madonna seduta con in braccio il Cristo e con ai lati San Gennaro e Santa Restituta di Lello da Orvieto, pittore e mosaicista attivo fra Napoli e il Lazio nella prima metà del XIV° secolo.
Incredibile poi, nell'adiacente museo, scoprire la magnificenza del tesoro di San Gennaro che testimonia dell'incrollabile devozione religiosa dei napoletani e anche della loro spettacolare fantasia creativa; oggetti di inestimabile fattura e valore salvati da saccheggi e spoliazioni e giunti intatti fino a noi. Leggo che l'arte orafa partenopea ha origini molto antiche conosciuta sin dai coloni greci e proseguita poi in epoca romana. Si va dalla pisside gemmata del 1831 donata da Re Ferdinando II di Borbone a quella in oro, corallo e malachite (creata a Torre del Greco insuperabile per il corallo) del 1931 offerta da Umberto II di Savoia, dalla portantina dorata usata per trasportare la statua del santo in processione nei giorni di pioggia alla straordinaria mitria di fattura settecentesca. Il copricapo episcopale sarebbe tempestato di 3694 gemme, in maggioranza diamanti e poi smeraldi e rubini, (immagino pesantuccia da portare in testa). Personalmente sono stata colpita dalla collana per il busto-reliquario del Santo, felice mix di alcuni gioielli già presenti nel Tesoro più altri che si sono aggiunti nei secoli successivi. E' esposta una tabella con l'elenco delle pietre preziose e accanto il nome dei singoli donatori. Con tutte le dinastie reali di mezza Europa che hanno fatto per secoli la travagliata storia di Napoli, logicamente i donatori sono soprattutto re, regine e illustre nobiltà, ma non mancano, ed è la cosa più bella, semplici devoti.
Al primo piano del museo è imperdibile la visita delle due sacrestie e dell'Antisacrestia della Cappella del Tesoro di San Gennaro, semplicemente FAVOLOSO. Nella Sacrestia dell'Immacolata e nella Sacrestia Nuova è un tripudio di ex-voto, di marmi pregiati e di stucchi ma soprattutto degli affreschi vivi e cangianti di quel secentesco Luca Giordano reso famoso dal suo capolavoro, ovvero la Cappella San Severo. Iniziata lo scorso novembre e fino al 20 gennaio 2020 ho visto che al parigino Petit Palais si tiene per la prima volta in Francia una retrospettiva dedicata all'artista con la mostra "Luca Giordano (1634-1705). Le triomphe de la peinture napolitaine". E' certamente l'attuale bravissimo direttore francese del museo di Capodimonte l'artefice di questo rinnovato interesse d'oltralpe per le nostre bellezze.
Basta fare circa 400 metri a piedi lungo via Duomo ed ecco, girando un angolo a destra, il Madre, il museo d'Arte Contemporanea. Mi rendo conto che passare da ori, argenti, marmi, stucchi, putti, santi e Madonne all'ingresso con la coloratissima installazione " Axer/ désaxer" di pannelli a specchio dell'artista concettuale Daniel Buren, dagli affreschi che ricoprono pareti e soffitti al rigore di stanze con i muri asetticamente bianchi, dalle opulenze rinascimentali e barocche alla scabra essenzialità del contemporaneo, può fare l'effetto di un pugno in pancia, ma mi piacciono i contrasti e soprattutto la totale libertà espressiva di cui gli artisti cominciano a godere solo nella modernità. Qualcosa di antico comunque è presente anche al Madre ed è l'ottocentesco Palazzo Donnaregina che ospita le collezioni, restaurato e adibito a museo su progetto dell'architetto portoghese Siza Vieira.
Sfilano al primo piano opere ed istallazioni di artisti, alcuni li conosco e li riconosco, altri nomi mi giungono nuovi come del resto le loro opere. Michelangelo Pistoletto ( "Venere di stracci" 1967), Léa Lublin ( "Senza titolo" 1977 acrilico su tela), Jannis Kounellis ( "Senza titolo" 2005 tecnica mista), Joseph Beuys ( "Casa Orlandi" 1971 serigrafia su pellicola - "La rivoluzione siamo noi" 1971 copia eliografica ), Yeesookiung: (Whisper only to you" Christian Leperino ("L'altro me stesso" 2014 gesso), Yeesookyung ("Translated Vase 2018 TVG 3" frammenti di ceramica, epossido, foglia d'oro), Mimmo Paladino ("Senza titolo" 2015).
Sempre difficile orientarsi nell'arte contemporanea, alcune opere non le capisco e non le so apprezzare, però mi è piaciuto molto il lavoro di Paul Thorel "Passaggio della Vittoria" del 2016 mosaico in grès porcellanato e smaltato, fatto di 1.832.400 tessere. Per la conoscenza dell'artista e la presentazione della sua installazione propongo questo link: http://www.madrenapoli.it/collezione/paul-thorel/
Sara chi è meglie e te se trucca!
RispondiEliminaPaolo scusa, ma non capisco. Cosa significa questo modo di dire napoletano???
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