sabato 8 febbraio 2020

la Settima Arte e Matisse

Davanti alla Baie des Anges non gira solo la ruota panoramica del luna park in piazza Massena. Da 100 anni gira anche la cinepresa per immortalare sullo schermo divi e film che ci hanno fatto emozionare e sognare, divi e film che hanno segnato fin dai suoi albori la storia della settima arte.  Era una vita che avevo sentito parlare dei set cinematografici di Nizza e che desideravo visitarli, ma ogni mia ricerca era risultata infruttuosa e poi, lo scorso settembre, una bellissima sorpresa, per celebrare i suoi 100 anni, gli Studios de la Victorine aprivano i battenti al pubblico; due giornate gratuite porte aperte con tanto di visite guidate, conferenze, dibattiti, esposizioni e  navetta messa a disposizione dalla municipalità che dalla fermata del tram portava fino alla collina di Saint Augustin dove sono situati. Una bellissima esperienza!
E' da inizio '900 che i pionieri del cinema convergono verso questo angolo di mondo per approfittare del clima e della sua luce. A Nizza gli Studios de la Victorine attireranno i più celebri registi,  dalla fine della II guerra mondiale a Cannes, a pochi chilometri di distanza, inizia la sua avventura il prestigioso festival del cinema, una Brigitte Bardot più nuda che vestita lancerà la moda di Saint Tropez e i fratelli Lumière,  riconosciuti inventori della settima arte, si fanno costruire una bella villa a Cap d'Ail per il meritato riposo. Decisamente la Costa Azzurra è una Los Angeles europea in miniatura. Gli Studios de la Victorine nascono a Nizza nel 1919 per iniziativa del produttore Louis Nalpas (un turco che da esportatore di film per il medio-oriente, diventa regista e poi produttore) e del suo socio Serge Sandberg (un lituano che dopo aver girato mezzo mondo si stabilisce in Francia come distributore di film e produttore). Il successo del primo film "La sultane de l'amour" girato in una villa del quartiere di Cimiez di cui Nalpas scrive la sceneggiatura, gli offrirà i fondi necessari per acquistare una proprietà di sette ettari a Saint Augustin, nelle alture a ovest della città. Qui sorgeranno presto 4 Studios, un teatro, una piattaforma esterna all'aperto, laboratori, uffici e ateliers. Attualmente sono operazionali 10 studios, uno è stato distrutto da un incendio nel 1944 e non è mai stato ricostruito.
Certo non facili da gestire e molto costosi con i continui progressi tecnici necessari, gli Studios negli anni attraversano varie peripezie fra cui soventi difficoltà finanziarie e più incendi e diversi sono i proprietari e i gestori  che si alterneranno, per esempio a partire dal 1925  Rex Ingram, cineasta americano pupillo della Metro Goldwyn Mayer che implementerà la struttura e il numero di film girati.  Comunque nella Hollywood nizzarda degli anni '30 vi si girano una trentina di film e  saranno in pieno fermento anche gli anni '40 che brulicano di artisti del mondo dello spettacolo in fuga verso il libero sud dalla Parigi occupata dai tedeschi. Fiore all'occhiello degli Studios, e tuttora attiva, la falegnameria che ha saputo montare decori grandiosi per gli esterni e con una competenza particolare per la costruzione di navi acquisita durante le riprese, nel 1926, del film muto "Mare Nostrum", recentemente riscoperto e restaurato. Come dicevo, nei decenni per gli Studios de la Victorine anni di fasti e anni difficili di torpore e quasi abbandono, a un certo punto divenuti Studios Riviera per un gruppo audiovisivo e nel presente ripresi direttamente dalla gestione comunale che li vuole riportare agli antichi splendori, non a caso il progetto si chiama "Pour une renaissance des studios de la Victorine"
Allestite in due studios e bellissime le rievocazioni documentarie di due film simbolo della storia del cinema, ovvero "Les enfants du paradis" del 1945  di Marcel Carné con uno straordinario Jean-Louis Barrault" e "La nuit américaine" del 1973 di François Truffaut, esponente di spicco della cosiddetta Nouvelle Vague francese. E' grazie a un casuale incontro sulla Promenade des Anglais con Barrault che il poeta-scrittore Jacques Prévert e il regista Carné abbozzano la sceneggiatura de Les Enfants du Paradis, pellicola cult che con grande poesia rievoca la vita del mimo Debureau e l'amore di Prévert per una vecchia Parigi brulicante di teatri. La falegnameria de la Victorine lavorerà a pieno regime per ricostruire quel boulevard du Temple parigino degli anni 1820 divenuto nel film il Boulevard du crime. Anche La nuit américaine, interamente girata alla Victorine, vuole essere riflessione e dichiarazione d'amore di Truffaut per la 7° arte e il mestiere di regista.
Con una perfetta regia culturale, anche i musei cittadini hanno voluto sottolineare quel filo d'amore che unisce da più di un secolo la Costa Azzurra al cinema organizzando varie esposizioni  sul tema. "Nice Cinémapolis" per esempio al museo Masséna, "Le diable au corps. Quand l'op art électrise le cinéma" al Mamac, "Cinématisse" al museo Matisse sulla collina di Cimiez. Si scopre così, e non lo sapevo proprio che, spettatore assiduo di cineclub e sale di quartiere, Henri Matisse era un vero cinefilo. Il pittore ama le sale oscure, ama il cinema classico francese di René Clair, Jean Renoir, Sacha Guitry o Marcel Pagnol, ma anche quello hollywoodiano di Frank Capra, Cukor o Ernst Lubitsch; apprezza il lavoro del russo Eisenstein, le commedie musicali e i comici Stanlio e Ollio, Charlie Chaplin in particolare. Dopo la morte dell'impressionista Auguste Renoir (che risiedeva a Cagnes sur mer), continuerà a frequentare i suoi figli, Pierre e Jean, attore il primo, celeberrimo regista il secondo. Matisse subisce anche il fascino dei set, durante il suo soggiorno negli Stati Uniti nel 1930 va fino a Hollywood e visita gli Studios della Metro Goldwin Mayer e la proprietà di Buster Keaton, a Nizza frequenta Rex Ingram direttore della Victorine dal 1925 al '27. Dagli States poi, Matisse proseguirà il suo viaggio verso la Polinesia francese dove assisterà alla lavorazione del film Tabou del cineasta tedesco Murnau. Chissà, forse le superbe odalische del pittore racchiudono anche il fascino delle donne tahitiane. Un amore per la 7° arte, quello di Matisse, ampiamente contraccambiato soprattutto dai registi della Nouvelle Vague come Eric Rohmer, Jean-Luc Godard o Agnès Varda che nei loro lavori hanno citato certe sue opere o se ne sono ispirati apprezzando le capacità inventive e di improvvisazione dell'artista. (nelle foto sopra Matisse con il regista Rex Ingram a Nizza e con il regista Murnau a Tahiti).
         Fotografie prese durante la lavorazione del film Tabou in Polinesia francese. Tahiti 1930
Più che il movimento stesso, è la sua rappresentazione che interessa l'artista come scrive nel suo testo teorico "Note di un pittore" "le mouvement saisi dans son action....". La ricerca è quella di fissare sulla tela un istante di realtà nel suo costante mutarsi, consapevole che l'immagine non finisce lì,  nello spazio e nel tempo c'è un prima e un dopo. Come in una sequenza filmica, la gouache "La Vague" (1952) sembra rappresentare il flusso dell'onda,  quasi una pista sonora colta nell'attimo di un suo movimento e come una pellicola è il suo album di disegni seriali dal titolo musicale "Dessins.Thèmes et variations" del '42.  "Quand je travaille, c'est vraiment une sorte de cinéma perpétuel" scrive in una lettera Matisse al regista e critico d'arte Gaston Diehl e come la tecnica cinematografica sa cogliere, anche il lavoro di Matisse vuole partecipare e tradurre sul foglio quella continua metamorfosi dell'istante; ritmo e melodia concorrono all'esemplificazione grafica del movimento come dimostrerà per esempio il libro illustrato "Jazz" dove non solo le immagini, anche la scrittura fluida e armonica sembra volere danzare.



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