giovedì 5 marzo 2020

alfabeto napoletano

Di quel mio soggiorno napoletano del novembre scorso potrei ancora dire un sacco, ho le foto scattate, appunti e ricordi. I quartieri spagnoli per esempio,  piazza Bellini o la storia del caffè Gambrinus,  San Biagio dei Librai o i presepi di San Gregorio Armeno e in particolare tutte le chiese visitate, una per tutte la straordinaria Cappella Sansevero con il Cristo Velato di Giuseppe Sanmartino, ma nei prossimi post vorrei cambiare soggetto e comunque ci saranno nuove occasioni perché Napoli non la lascio più, mi è entrata nel cuore.  Voi lo sapevate che chi vende le bottiglie di acqua fresca a Napoli si chiama "Acquafrescaio" e che i terrazzi non sono provvisti di allarme, ma sensibilmente "allarmati"????
Non vorrei lanciarmi in valutazioni psicologiche da strapazzo, ma secondo me gli strizza cervelli a Napoli fanno la fame, né clienti né lavoro per loro. Con un tale livello di autostima rivendicata a caratteri cubitali perfino per  strada si dovrebbe campare benissimo, che bisogno c'è di sofisticate introspezioni, di sofferte elucubrazioni mentali???


Troppo banale scrivere "donne" e "uomini" sulle porte delle toilettes al ristorante. Molto più eloquente  mettere uno stivale col tacco per le signore e un cappello da cowboy per il sesso forte. Vuoi mettere più esplicito di così???
                                                       il più piccolo Presepe mai visto

Mannaggia a me che non sono superstiziosa.... cornetti a volontà
Per il raccoglimento e la preghiera secolare dei fanatici del pallone c'è poi un posto unico al mondo da non perdere assolutamente, ovvero a San Biagio dei Librai, il bar Nilo nella piazzetta omonima. Solo a Napoli un bar diventa come una cappella votiva, solo a Napoli un calciatore poteva assurgere a santità. Ceri, altari, altarini, panoplia di amuleti e immaginette, la  reliquia di un capello di Maradona in bacheca, Diego Armando accanto al papa. Quei due magici quadricipiti che segnavano goal a tutto spiano rappresentano forse  intere generazioni con il loro desiderio di riscossa magistralmente riassunto  in una intervista rilasciata il 6 novembre scorso al "Mattino" da Dacia Maraini nella città partenopea per riscuotere il premio Matilde Serao per la Letteratura 2019: " Napoli è una grande città ferita da una storia di prepotenze e sfruttamenti. Ma ha sempre mantenuto un'anima ribelle, provocatoria, ironica, generosa e fortemente creativa. Le manca solo un poco di senso della comunità, un male comune a tutto il Sud. Un po' meno pessimismo, un poco più di fiducia in se stessa, un poco più di fiducia nel futuro e potrebbe diventare una città esemplare".
Comunque non è che si va a sbafo nel sacrario di Diego Armando, almeno un caffè bisogna consumarlo e mi sembra più che giusto. Qui si vende anche un magnifico calendario, già, come i napoletani vedono la "padania"o meglio le sue nebbie
Come sempre da queste parti le sporte della spesa arrivano al destinatario non faticosamente per le scale ma agevolmente in cestini calati dalle finestre e come a Marsiglia si può visitare la prigione di quel Edmond Dantès frutto della penna di Dumas, ancora una volta la Letteratura  dimostra la sua sfida al reale indicandoci con precisione a Napoli l'indirizzo di Filumena Martorano.
Grazie Napoli, vengo presto a trovarti di nuovo e grazie per il regalo di questa tua ultima immagine sul treno in corsa lungo la strada del ritorno.

  




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